TUTTO QUELLO CHE C’E’ DA SAPERE SULLA MOTIVAZIONE NEL CALCIO

Anno 1999. Un coach di football americano tale Tony d’Amato (interpretato da Al Pacino) si sta giocando con la sua squadra i playoff del campionato.

Deve trovare il meglio nei suoi giocatori. Deve trovare il modo di motivarli.

Il suo discorso pre partita è da brividi, di quelli che anche tu dal divano di casa avresti la giusta dose di energia e voglia agonistica per giocare quella partita. ( vedi e ascolta il video in fondo alla pagina)

‘Ogni maledetta domenica’, un film che ha fatto la storia proprio per quel discorso, ripreso da molti quando si parla di motivazione.

La motivazione, un tema sempre molto delicato.

Se ne sentono tante in giro, anche in relazione a quel discorso lì.

Ma, cos’è realmente la motivazione?
A cosa serve?
Come possiamo ritrovarla nei nostri calciatori?
Come gestirla quando siamo in campo?
Domande degne di risposta, certamente. E cercherò di farlo nell’articolo di oggi, dandoti tutte le informazioni necessarie per sapere, capire, interpretare.

“La Motivazione è una forza motrice della vita, che conduce un individuo all’agire (generando un comportamento motivato” (Bonaccorso, 2008)

“La direzione e l’intensità degli sforzi di un individuo” (Sage, 1977)

“L’intensità e la direzione del comportamento di un giocatore” (The Football Association Psychology Award, 2016)

Dalle definizioni, sempre varie e utili a scoprire diversi punti di vista, possiamo trarre le indicazioni principali in tema di motivazione. È fondamentalmente una forza, qualcosa che spinge le persone a fare qualcosa.

Ad agire secondo un obiettivo, secondo qualcosa che, appunto, li motiva. È inoltre una forza che si può quantificare e qualificare, si può interpretare in termini di direzione (verso dove una persona è motivata ad agire), e intensità (quanti sforzi e quanta energia la stessa persona è disposta a spendere in un certo comportamento).

Prova ora, mister, a trasferire le nozioni del paragrafo sopra ai tuoi ragazzi.

COSA LI SPINGE, fondamentalmente, a giocare?
COSA LI SPINGE a venire al campo?
Quanto sono disposti a comportarsi in un certo modo, ad impegnarsi in un certo fare?
Verso cosa sono motivati ad agire?

Parte di queste risposte ce le fornisce uno studio interessante svolto da un certo Nick Levett, Football Manager della Federazione Calcistica inglese.

Nella sua ricerca, dal titolo (tradotto) ‘Perché Giochi?’, ha voluto investigare sul perché i bambini/ragazzi giocano a calcio.

L’ha fatto in lungo e in largo per l’Inghilterra, raccogliendo le risposte di circa 40 gruppi di giovani calciatori.

Le risposte più comuni (e significative) sono state:

  • ‘Perché è un gioco divertente’
  • ‘Perché ci giocano i miei amici’
  • ‘Perché posso diventare più bravo e migliorare’
  • ‘Perché è un qualcosa da fare nel tempo libero’
  • ‘Perché, così, sto in forma’

Per interpretare queste informazioni molto importanti, hai probabilmente bisogno di un altro paio di nozioni.

La motivazione, infatti, viene generalmente classificata in due grandi dimensioni: intrinseca ed estrinseca.

La motivazione intrinseca è una forma di motivazione che viene, appunto, da dentro. Si riferisce ad una sensazione percepita interiormente (Vallerand, 2004).

Partecipare ad una attività, come giocare, come stare con gli amici, o come imparare una nuova cosa.

Con riferimento alle definizioni, la forza motrice che spinge a fare una cosa è prevalentemente personale e interiore, proviene da dentro.

Esiste invece anche un tipo di motivazione definita estrinseca, che è l’esatto opposto.

La motivazione proviene da ‘fuori’, e la forza che spinge a comportarsi ed agire verso qualcosa è mediata da un fattore esterno alla persona. Denaro per esempio, o un riconoscimento (una coppa, una medaglia, un premio, una vittoria).

Adesso, che hai chiare queste informazioni relative ai due tipi di motivazione, ridai uno sguardo veloce all’elenco puntato poco sopra.

Prova a fare una breve associazione: quale voce inseriresti nella categoria ‘motivazione intrinseca’ e quale in quella ‘estrinseca’?

Sii onesto eh!

Beh, io sono in grado di riconoscerne solamente una, quella intrinseca. E se ti dicessi che, questo risultato, è davvero di un’importanza fondamentale?

Come?

Eccoti qualche altra piccola nozione.

Numerose ricerche fatte da studiosi del settore supportano il valore e il potenziale della motivazione intrinseca, in particolare legata e connessa ad elementi come la prestazione o l’apprendimento.

Quella estrinseca invece può avere effetti nell’immediato, ma è difficile da gestire nel lungo periodo.

Prova infatti a pensare: tu lavoreresti tutta la vita per la stessa somma di denaro?

O competeresti per vincere sempre la stessa coppa?

Invece, ad un certo punto, raggiunto il tuo obiettivo, ambiresti a qualcosa di più?

Ma se poi questo di più dovesse raggiungere un limite, saresti ancora motivato a fare quella cosa?

Quindi, ricapitolando.

I ragazzi sembrano essere generalmente e quasi univocamente motivati da cose che provengono dal loro interiore personale, come:
giocare per divertimento e per stare con gli amici.

La ricerca scientifica suggerisce inoltre che, puntare e coltivare queste motivazioni, è un’ottima strategia che aiuta e facilita la prestazione e il miglioramento continuo (apprendimento).

Finalmente la risposta che cercavi!

Ora sai cosa motiva i tuoi giocatori, cosa li spinge a venire a giocare al campo! Scrivitele su un foglio di block notes e leggile ogni volta prima di entrare nello spogliatoio.

Qual è ora il tuo ruolo in tutto questo?

Facilitare e favorire queste condizioni!

Eccoti una lista di consigli che puoi utilizzare:

  • Gioco Domina! Giocano perché è divertente, e allora dagli questa possibilità. Struttura i tuoi allenamenti con tante occasioni di gioco, di partita, di situazioni che replichino i principi della partita.

 

  • I compagni. Far parte di un gruppo perché lo fanno gli stessi amici o i compagni di scuola non è una novità, anzi. È proprio uno dei motivi che spinge i ragazzi a giocare in un contesto di squadra. Cerca quindi di coltivare queste dinamiche di gruppo, a volte facilitando questo stare insieme. Raggruppa gli ‘amici’ insieme, ma allo stesso tempo cerca di creare nuove relazioni all’interno della squadra.

 

  • Diventare più bravi è un altro motivo importante per il quale i tuoi ragazzi giocano. Vogliono emulare i grandi campioni, imparare le loro tecniche. E allora perché non stimolarli proponendogli nuove abilità e giocate, magari prendendole direttamente da quello che fanno i grandi campioni! Concedigli, inoltre, dei momenti in cui possano sperimentare autonomamente e liberamente le loro tecniche preferite, incentivandone l’apprendimento.

 

  • Se hai notato, ‘vincere’ non era uno dei motivi principali e motivanti dei giocatori. Perché è una cosa scontata mi viene da dire, è nella dinamica del gioco. Giocare comporta provare a vincere. Ma non c’è bisogno di ribadirlo, di enfatizzarlo, di obbligarlo. I ragazzi giocano sempre cercando di vincere, quindi lasciamogli il loro personale modo di farlo, senza forzarli dall’esterno. Quindi, per dirla in altre parole, ai tuoi giocatori non credo serva un Tony D’Amato per vincere i playoff!

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